SANTO STEFANO

SANTO STEFANO

 

Santo Stefano di Sessanio è uno dei più suggestivi borghi del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, per l’armonia degli elementi architettonici: un cammeo incastonato tra i monti, prossimo all’altopiano di Campo Imperatore. La conservazione dell’impianto insediativo in perfetta continuità con il paesaggio circostante, fu dovuta, paradossalmente, al pressoché totale spopolamento che il paese ha subito nella seconda metà del ‘900.
Il borgo appare generato dalla costruzione di un recinto fortificato attorno a una torre cilindrica altomedievale. La torre venne rimaneggiata e circondata, tra il XIV e il XV secolo, da una più ampia cinta muraria, a difesa delle popolazioni delle vicine campagne che abitavano in grotte scavate nella roccia nel piano delle Locce. Già dal XIII secolo il borgo era parte integrante della Baronia di Carapelle, feudo posseduto dalla famiglia Piccolomini, ma che alla fine del XVI secolo entrò nell’orbita di dominio del Gran Ducato di Toscana. Sotto la guida di Francesco I de’ Medici, Santo Stefano di Sessanio visse il suo periodo di massimo splendore sviluppando intensivamente alcuni commerci tra cui la produzione della cosiddetta lana carfagna, una lana scura di tipo grezzo, che veniva trasportata a Firenze per essere lavorata e prevalentemente impiegata quale tessuto per la realizzazione di uniformi militari e abiti monacali.
Nel XIX secolo, il paese entrò nell’orbita del Regno delle Due Sicilie diventando possedimento privato del Re di Napoli fino all’Unità d’Italia; dopo la privatizzazione del Tavoliere delle Puglie ebbe termine l’attività millenaria della transumanza e si avviò un lento processo di decadenza.